martedì 5 ottobre 2021

Blog Tour "RITO DI PASSAGGIO" di Alessio Pizzicannella edito Baldini + Castoldi. Terza tappa: l'ambientazione e come influisce nel corso della storia.

"RITO DI PASSAGGIO" di Alessio Pizzicannella edito Baldini + Castoldi.


Terza tappa: l'ambientazione e come influisce nel corso della storia. 

C’è un filo che lega il romanzo di formazione alla fiaba e ai rituali di iniziazione. La fiaba è un ambiente che permette ai bambini di affrontare le loro paure in sicurezza. Nel mio romanzo parlo di ragazzi, o meglio di bambini che lo stanno per diventare, forse già troppo vicini a quel passaggio per concedersi rifugio nella fantasia. L’ambientazione che ho voluto creare passa dal realismo cinico dell’orfanotrofio, alla libertà della montagna apparentemente senza confini, terreno perfetto per lasciar correre la fantasia. Gli archetipi delle fiabe ci sono tutti, i lupi, i cacciatori, le torri, ma il confine tra realtà e fantasia rimane sempre sfumato così come lo è per i quattro ragazzi. Qualcuno si lascerà incantare da quell’ultima occasione di fanciullezza, per altri, ormai già troppo provati della vita, sarà più difficile superare la barriera della diffidenza. Barriera rappresentata fisicamente nel romanzo dal ghiacciaio, che i ragazzi scelgono come luogo dove affrontare le loro paure e celebrare il loro rito di passaggio. Il luogo dove si svolge la storia non è mai dichiarato, si passa velocemente dalla costa alla montagna e per questo ricorda molto la morfologia dell’Abruzzo. La prima parte del romanzo è infatti ispirato a quel litorale che conosco molto bene per averci passato molto tempo, compresi i miei dodici anni. Mi sono dovuto limitare a spostare la collina di cui parlo accanto alla Villa, che d’estate veniva usata come colonia estiva, e che quando rimaneva disabitata, con i miei amici visitavamo torce in mano, terrorizzati da quel suo aspetto così austero e, di notte, inquietante. La montagna e in particolare il ghiacciaio invece sono luoghi che ho trovato in Svizzera dove vivo da ormai quasi dieci anni. Mentre scrivevo la prima versione del ​ romanzo feci una escursione su un ghiacciaio con mio figlio, ho cercato di riportare le sensazioni provate in quel posto così particolare. I luoghi influenzano molto le scelte e gli umori dei ragazzi. Il passaggio dall’acqua del mare e la disinvoltura con la quale ci si muove su una calda spiaggia, all’alta montagna e la costante attenzione necessaria per poter vivere in un ambiente molto più mutevole. Sfuggire all’afa e alla prigionia di un orfanotrofio controllato dagli adulti e ritrovarsi liberi e soli, esposti alle scoperte, ai pericoli e il gelo della notte in quota, ai piedi di un ghiacciaio, acuisce i sensi e scava in profondità nell’anima di chiunque, figuriamoci in quella ancora fresca e confusa di un dodicenne. Una maturazione accelerata che innesca un vortice di emozioni sconosciute o ancora represse, creando un momento di inerzia capace di scagliare una giovane vita su sentieri imprevedibili.

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