lunedì 6 ottobre 2025

La poesia è cyberpunk di Stefania Lucchetti edito Albatros Prima tappa del blog tour

 



Prima tappa: La poesia è cyberpunk

La scrittura, per me, nasce come gesto intimo e necessario: è il tentativo di trattenere ciò che scivola, di trasformare il quotidiano in significato, di offrire una voce a tutti i momenti della vita, anche quelli più confusi e ambigui.

Nei miei testi cerco di dare spazio a tutte le storie, emozioni e pensieri che sfuggono alle narrazioni lineari, ma che custodiscono il senso più profondo dell’esistenza.

Per me la poesia è un atto quotidiano. È la possibilità di rallentare lo sguardo dentro una realtà che ci costringe per sua natura alla superficialità e alla velocità.  La poesia quindi per me non è evasione, ma un ritorno radicale al presente, un modo per riconnettersi con ciò che accade intorno a sè. La poesia diventa così un esercizio di resistenza e cura: resistenza contro l’omologazione del pensiero, cura verso se stessi e gli altri tramite l’attenzione.  Un atto di presenza che costringe a fermarsi, ascoltare, nominare.

Scrivere significa aprire uno spazio di incontro. Non si tratta soltanto di esprimere la mia voce, ma di generare risonanze nell’altro: chi legge, a sua volta, porta le proprie esperienze e trasforma il testo in qualcosa di vivo e condiviso.   

Un elemento centrale del mio lavoro è anche la dimensione bilingue. La traduzione non è mai solo trasposizione linguistica, ma un esercizio di attraversamento: permette di scorgere sfumature nuove, di scivolare tra due identità linguistiche e culturali, di mettere in dialogo mondi diversi. Scrivere in due lingue significa moltiplicare gli orizzonti, e al tempo stesso ritrovare una radice comune nell’umano che ci unisce.

Scrivere poesie è per me un atto di creazione e rivelazione nello stesso tempo. Ogni parola scelta, ogni immagine evocata, cerca di costruire un ponte tra l’anima e il pensiero, un legame che trascende il tempo e lo spazio


 

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