Chi è Michelino?
Questo personaggio nasce da un ricordo della mia infanzia!
Mi presento: mi chiamo Alessandro Grazioli ho 44 anni, vivo a Torre Boldone (BG) sono sposato con una donna speciale di nome Fiorella e siamo genitori di Emanuele, Francesco, Gabriele e Margherita.
Dal 2020 ho ripreso in mano la mia passione per la scrittura e ho dato vita a storie e personaggi dedicati al mondo dell’infanzia che include, a mio avviso, anche quegli adulti che hanno mantenuto, crescendo, un cuore e una mente da “eterni apprendisti”.
Il primo personaggio a cui ho dato vita è stato un trenino di nome Rocky, il secondo un Gomitolo nato dalla polvere della Stella Cometa, il terzo un bambino di nome Luigi capace di ballare nel firmamento e, nel 2023, è nato questo piccolo limone procidano con il nome simile a quello di un Arcangelo.
Come dicevo all’inizio, lo spunto narrativo per la nascita di questa nuova storia si basa su un momento vissuto quando avevo sei e mi trovavo in vacanza con la mia famiglia Procida.
Avevo appena ultimato il sonnellino pomeridiano e mi stavo dirigendo a Piazza dei Martiri per prendere un gelato quando, d’un tratto, ho visto seduti sulla panchina posta fronte mare mio zio Nini e il suo migliore amico di nome Angelone.
Conservano amichevolmente guardando il bellissimo orizzonte davanti a loro occhi.
Lui era medico e l’altro un pescatore e sono stati amici per tutta la vita al punto che, anche oggi che sono entrati nell’eternità, sono sepolti nella stessa cappella cimiteriale.
Non è un caso, quindi, che “Michelino” abbia inizio proprio con la scena di quattro persone sedute su quella famosa panchina a Piazza dei Martiri due delle quali sono proprio Zio Nini e Angelone.
E le altre due chi sono allora? Due persone parimenti speciali che vivono nei miei ricordi procidani: zia Margherita e suo fratello zio Antonio.
Michelino, quindi, è un viaggio in quei ricordi di infanzia che, proprio come accade con i diari, è bello andare a riprendere per dare spazio, nel presente, alle persone che ci hanno donato amore quando eravamo piccoli e che hanno, così, contributo a renderci le persone che siamo oggi.
La morte, infatti, non può far cessare l’amore il quale continua a vivere dentro il senso di gratitudine che permane nel cuore; ecco perché, questa favola, è la mia modalità per dire grazie ad uno zio medico, ad un pescatore davvero speciale, ad una donna amante della natura e ad un comandante di nave.