"Diario dalla terra di mezzo" di Girolamo Gangemi edito Dialoghi Edizioni.
La poesia, quando è vera, non ha bisogno di orpelli o di una lussureggiante retorica per colpire dritto al cuore. Lo dimostra in modo esemplare la nuova raccolta di Girolamo Gangemi, "Diario dalla terra di mezzo", edita da Dialoghi Edizioni. L'opera si presenta come un profondo e intimo diario poetico, un viaggio interiore che si svolge in un luogo immaginario e al tempo stesso universale: una "terra di mezzo" sospesa tra polarità opposte.
Come sottolineato nell'accurata prefazione a cura del professor Franco Mileto, questo spazio letterario è un ponte che collega il cielo e la terra, il sublime e il gretto, la fede e la ragione. È la dimora dell'anima, dove il poeta si confronta con il divario tra ciò che è e ciò che aspira a essere. Gangemi, forte di un percorso poetico già costellato di successi, tra cui il "Premio Pomezia" e il "Memorial Guerin Cittadino", sceglie una scrittura che è l'antitesi dell'eccesso lirico. Il suo stile è asciutto, essenziale, a tratti quasi pragmatico, e rifiuta qualsiasi forma di esibizione verbale.
Gangemi osserva il mondo con occhi disincantati e piedi saldamente piantati nel "qui e ora". La sua poesia non è un'evasione dalla realtà, ma un modo per affrontarla. C'è un'ironia sottile che permea i versi, un velo di sagacia che alleggerisce il peso delle riflessioni esistenziali, rendendole più accessibili e immediate. L'autore non si limita a raccontare, ma cerca un coinvolgimento emotivo con il lettore. Lo fa recuperando il significato originario della parola, intesa non solo come suono o immagine, ma come strumento etico ed estetico. In un'epoca segnata dall'individualismo, la sua poesia riscopre un senso "corale del vivere" che oggi sembra perduto, invitandoci a ritrovare il legame con gli altri e con il mondo che ci circonda.
All'interno di questa raccolta, alcune poesie risuonano in modo particolare. "Vedersi dentro" e "Alibi" sono un potente invito all'introspezione e a un'onestà radicale con se stessi. "Anni verdi" è una toccante rievocazione della giovinezza, un affresco di memorie che si svelano con una delicatezza sorprendente. La poesia dedicata a "La ragazza dall'orecchino di perla di Vermeer" dimostra la capacità del poeta di dialogare con l'arte, cogliendo l'anima di un capolavoro per farne uno specchio di emozioni e riflessioni personali.
Ma è nella poesia dedicata a "A mio figlio Giovanni" che l'opera raggiunge uno dei suoi apici emotivi. In ogni verso, in ogni singola parola, si percepisce l'amore profondo di un padre, un sentimento che si confronta con le preoccupazioni per il futuro e i cambiamenti della vita. È una poesia che tocca corde universali, portando il lettore a una consapevolezza essenziale: la vita è una sola e va vissuta in ogni istante, con pienezza e coraggio, nel suo "hic et nunc".
In conclusione, "Diario dalla terra di mezzo" non è solo una raccolta di poesie, ma un percorso di crescita e di consapevolezza. È un'opera schietta, sincera e priva di fronzoli, che si offre al lettore come una guida per riflettere sulle complessità dell'esistenza e trovare un proprio equilibrio. La voce di Girolamo Gangemi è limpida e diretta, una voce che ci ricorda il valore intrinseco della parola e la bellezza di vivere la vita, in tutte le sue sfumature. È un'opera che merita di essere letta e meditata, perché offre spunti preziosi e la rara sensazione di essere tornati a casa.
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