domenica 7 settembre 2025

Maleducati. Educazione, disinformazione e democrazia in Italia di Mario Caligiuri Editore Luiss University Press.

MALEDUCATI 

Educazione, disinformazione e democrazia in Italia. 

Mario Caligiuri 

 Luiss University Press.


Recensione a cura del Prof. Franco Mileto


Il saggio di Mario Caligiuri, "Maleducati. Educazione, disinformazione e democrazia in Italia.", edito da Luiss University Press, si configura non solo come una lucida e impietosa analisi dello stato del sistema formativo italiano, ma anche come un manifesto politico che intende riportare l’educazione al centro del dibattito nazionale, quale perno ineludibile per la sopravvivenza stessa della democrazia. L'opera, caratterizzata da un approccio interdisciplinare che spazia dalla pedagogia alla sociologia, dalla storia alla teoria della comunicazione, rappresenta una diagnosi severa e un accorato j'accuse contro un trentennio di riforme miopi, deriva culturale e disimpegno intellettuale. 

Caligiuri costruisce la sua argomentazione seguendo una logica a cerchi concentrici, partendo dal quadro globale per poi stringere il focus sulla specificità italiana e, infine, sulla crisi interna alla stessa disciplina pedagogica. I capitoli iniziali definiscono la tesi di fondo: l'esistenza di un nesso costitutivo e inscindibile tra la salute del sistema educativo e la qualità della democrazia. L'autore riprende il classico dibattito tra Dewey e Lippmann, concludendo amaramente che, nella società contemporanea dominata dalla globalizzazione e dagli algoritmi, la visione realistica di un'opinione pubblica manipolabile ("gregge da guidare") appare tragicamente più aderente alla realtà. In questo scenario, la disinformazione emerge non come un fenomeno collaterale, ma come la principale emergenza educativa e democratica, un campo di battaglia per il controllo delle menti. Il cuore del saggio è dedicato alla disamina della storia recente d'Italia.

Caligiuri traccia una "breve storia della disinformazione politica in Italia", dimostrando come la manipolazione mediatica e la costruzione di narrazioni distorte siano una costante, dall'Unità d'Italia alla Seconda Repubblica. Questa tendenza si è esasperata con l'avvento di un sistema politico-mediatico che, dagli anni '90, ha privilegiato la propaganda e la semplificazione binaria (amico/nemico) a scapito della complessità. Parallelamente, l'autore analizza il "ventennio di riforme scolastiche" del XXI secolo come un susseguirsi caotico di interventi privi di visione, spesso contraddittori e sistematicamente ignari dei "tempi insostenibili delle riforme", ovvero della natura intrinsecamente lenta dei processi educativi. I risultati di questa politica, come evidenziato nel capitolo "Madamina, il catalogo è questo", sono disastrosi: analfabetismo funzionale, divari territoriali abissali e un generale abbassamento delle competenze critiche. 

La parte più provocatoria e scientificamente rilevante del saggio è la critica rivolta alla stessa comunità accademica dei pedagogisti. Caligiuri denuncia l'adozione di una "antilingua", un gergo accademico astruso, autoreferenziale e lontano dalla realtà concreta della scuola, che genera una "antipedagogia". Si interroga provocatoriamente sulla scientificità della disciplina, suggerendo che essa sia piuttosto un campo di studi interdisciplinare, un'"inferma scienza" che ha smarrito la sua responsabilità sociale. Il capitolo sul "non dibattito pedagogico italiano" è un atto d'accusa durissimo: l'accademia pedagogica viene descritta come un mondo ripiegato su se stesso, concentrato su liturgie convegnistiche e dinamiche concorsuali, incapace di incidere sul dibattito pubblico e di offrire soluzioni concrete alle sfide epocali. All'interno di questa struttura di tono diagnostico, emergono alcune tesi di forte impatto speculativo. Una di queste riguarda la diabolica spirale nella quale sono intrecciate crisi educativa e crisi democratica. 
L’assunto è che un'istruzione di bassa qualità produce cittadini incapaci di pensiero critico e, di conseguenza, facilmente manipolabili. Questo indebolisce la democrazia, riducendola a una mera procedura elettorale e favorendo l'ascesa di élite inadeguate. Tali élite, a loro volta, perpetuano il ciclo promuovendo politiche educative inefficaci che privilegiano il consenso a breve termine sull'investimento a lungo periodo.

Tutto ciò inevitabilmente conduce alla Società della Disinformazione. Caligiuri identifica la combinazione tra un eccesso di informazioni irrilevanti e un basso livello di istruzione sostanziale come il cortocircuito cognitivo che definisce la nostra epoca. L'educazione, in questo contesto, non deve più limitarsi a trasmettere nozioni, ma deve fornire gli strumenti per "sapere cosa ignorare", per selezionare le informazioni rilevanti e sviluppare un pensiero critico come principale difesa contro la manipolazione. Altrimenti ci si dovrà consegnare al facilismo amorale e alla falsa uguaglianza. L'autore critica l'eredità di un certo pensiero post-sessantottino che, nel tentativo di democratizzare la scuola, ha generato un "facilismo amorale", abbassando le aspettative e confondendo il diritto allo studio con il diritto al titolo di studio. Questo, anziché ridurre le disuguaglianze, le ha aggravate, penalizzando soprattutto gli studenti provenienti da contesti svantaggiati, per i quali una scuola esigente e basata sul merito rappresenterebbe l'unica vera leva di mobilità sociale. Nonostante l’impietoso rigore della diagnosi, il saggio non si esaurisce nella critica. 

Nelle conclusioni e nel capitolo dedicato al suo personale contributo, Caligiuri avanza una proposta organica, una "pedagogia per il XXI secolo". Questa deve essere una "pedagogia della comunicazione", consapevole della mutazione antropologica dello "studente a più dimensioni" (fisico, virtuale, potenziato) e pronta ad affrontare le sfide dell'intelligenza artificiale. L'autore propone inoltre una "pedagogia meridiana", un modello educativo per il Sud Italia che ponga il merito come antidoto al clientelismo e come strumento per colmare i divari territoriali. Il punto d'arrivo è l'invocazione di una "pedagogia della nazione": un progetto culturale e politico che faccia dell'educazione la priorità strategica per ricostruire il tessuto civile e democratico del Paese. 

Il saggio evidenzia indiscutibili punti di forza. Intanto il suo valore principale risiede nella capacità di connettere ambiti solitamente trattati separatamente, offrendo una visione d'insieme potente e coerente. Poi, il lavoro si distingue per il coraggio di una critica radicale rivolta non solo alla politica, ma anche al mondo accademico (ovvero al mondo dell’autore), mettendone a nudo le debolezze e l'irrilevanza. Infine, la rigorosa, puntuale ricostruzione storica della disinformazione in Italia fornisce profondità e solidità all'analisi del presente. Qualcuno ha mosso qualche riserva per un larvato "declinismo", che rischierebbe di sottovalutare le sacche di eccellenza e innovazione che pure esistono nel sistema educativo italiano, ma sarebbe bastato pensare alla vicenda umana e professionale di Mario Caligiuri, da sempre impavidamente e spericolatamente schierato sulla trincea dell’innovazione e della sperimentazione, per fugare ogni ipotesi di rassegnato fatalismo. Piuttosto, è da annotare che per ora la proposta di una "pedagogia della nazione" rimane più un'intuizione e una direzione di marcia che un progetto compiutamente definito, lasciando aperti numerosi interrogativi sulle sue concrete modalità di attuazione. Ciò non toglie che questo sia un libro necessario, che intercetta e articola con chiarezza le ansie di un'epoca segnata dalla crisi delle istituzioni e dalla sfiducia nella conoscenza, ma soprattutto apre una pista che richiederà un auspicabile e poderoso lavoro collettivo.
 
In conclusione, "Maleducati" di Mario Caligiuri è un saggio destinato a diventare un punto di riferimento nel dibattito pedagogico italiano. 
È un'opera che scuote, provoca e costringe a pensare, il cui merito più grande è quello di elevare la questione educativa dal rango di problema settoriale a questione politica per eccellenza, indicandola con forza come il terreno decisivo su cui si giocherà il futuro della democrazia italiana. Un testo imprescindibile, quindi, per educatori, accademici, decisori politici e per ogni cittadino che abbia a cuore le sorti del Paese.


Prof. Franco Mileto

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