Oggi ultima tappa del Blog Tour per l'opera "Come un'onda che si tuffa sullo scoglio" di Giorgio Bernard edito Felici Editore.
Motivazione dell’opera:
Erano almeno cinque
anni che desideravo scrivere un romanzo ambientato nel mondo nel calcio: non il
classico panegirico di un celebrato campione, un testo infarcito di aneddoti di
dubbio interesse, quanto piuttosto un romanzo vero e proprio, in cui il ritmo
della narrazione avesse la cadenza frenetica delle telecronache e la voce
assordante delle curve di uno stadio; ma che comunque riuscisse a restare
romanzo, dall’inizio alla fine, come è riuscito a fare (tanto per fare un
esempio) Enrico Brizzi con “L’inattesa piega degli eventi”, novel distopica,
ambientata in una linea temporale alternativa, ma che risulta intrisa
dell’odore dei campi di calcio e degli spogliatoi, dei suoni e delle voci di
una partita di pallone.
L’occasione si è
presentata sul finire del 2017, quando il figlio di Roberto Tancredi mi ha rivolto
una domanda che era buffa per davvero: “Quanti soldi chiederesti per scrivere
la storia di mio padre?” Nell’udire la mia risposta, “Per poterla raccontare
sarei disposto a pagare io”, sulle prime sembrava incredulo, come se non
riuscisse a prendermi sul serio.
Ho avuto il mio bel da
fare per riuscire spiegargli le motivazioni che mi muovevano, ma soprattutto
per fargli intendere cos’era che desideravo scrivere e cosa, soprattutto, non
sarei mai riuscito a fare. “Sono un romanziere,” dissi, “e riesco a scrivere
solo romanzi. Per cui dimenticati che possa scrivere una biografia. Ma
soprattutto metti in conto che ho intenzione di giocare coi personaggi, mettendoli
in scena e piegandoli un poco alle esigenze della trama, non importa se hanno
nomi e cognomi, tratti somatici e caratteriali che corrispondono a quelli di
persone vere, realmente esistenti o esistite.”
Roberto Tancredi ha
capito al volo a quale gioco intendevo giocare, e al gioco si è concesso,
sempre più convinto e coinvolto con l’avanzare dei capitoli, provando lui per
primo, io credo, un autentico, fanciullesco divertimento. E così, fin da
subito, ha accettato di mettersi in gioco, di mettersi al servizio del nostro
progetto: quello di scrivere una storia che poco aveva a che fare con la
celebrazione o l’epica calcistica, quanto piuttosto il desiderio di narrare la
vicenda di un personaggio in cui ogni lettore avrebbe potuto riconoscersi, un
uomo normale, alle prese ogni giorno con leggende dello sport e con una
macchina spietata, quella del calcio professionistico, più grande di lui e di
chiunque altro. Soprattutto una persona con il suo carico di fragilità e di
dubbi, primo fra tutti quello che scaturisce dalla madre di tutte le domande:
“Sono bravo davvero? Oppure non lo sono e non lo sono mai stato? Può essere
stato tutto soltanto un equivoco? Qualcuno finirà per accorgersene?”
Questo è in buona
sostanza il filo conduttore che accompagna il protagonista e il lettore nel
corso di venti partite e ventidue capitoli, di oltre cinquant’anni di storia
italiana; in perfetta, desolante solitudine, come si addice all’ingrato ruolo del portiere, inseguendo col fiato corto una palla
che rotola, correndo felice, frenetico oppure disperato, appresso alla vita.
Nessun commento:
Posta un commento