Quando vi sono testimonianze concrete della gabbia “esterna” cui sono stati costretti migliaia di esseri umani a causa di una guerra voluta da altri, di campi di internamento eretti da “altri” nemici, di coprifuoco imposti da “altri” motivi di sicurezza, a cui si aggiunge la gabbia “interna” che alcuni esseri umani sono stati costretti a costruirsi per il terrore di manifestare il proprio orientamento sessuale, la propria identità, il proprio semplice “io” nella sua libera espressione, per me è stato doveroso cucire una storia che raccontasse lo sviluppo di una vita, di tre vite nella fattispecie, impegnate a districarsi nelle strette maglie di quelle gabbie e di come il tempo rappresenti il feroce avversario contro cui, a volte, si perde
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